Il futuro di San Giacomo è un lavoro di squadra #2

Di seguito il report della seconda seduta de Il futuro di San Giacomo è un lavoro di squadra, che si è svolta sabato 7 Dicembre alle ore 14.30 a partire dalla sede dello SPI di Via Frausin 17a. Le foto sono di Alessandro Ruzzier e Tommaso Vaccarezza.

Nel corso della seconda seduta de Il futuro di San Giacomo è un lavoro di squadra ci siamo posti l’obiettivo di esplorare il quartiere, cercando di approfondire e dare forma ai punti di vista già elaborati durante un densissimo primo incontro.
Per farlo ci siamo divisi in tre gruppi di lavoro che hanno utilizzato metodi diversi:

  • un focus group con alcuni esponenti delle comunità straniere residenti a San Giacomo;
  • un questionario da presentare agli esercenti;
  • una mappatura e raccolta fotografica degli spazi urbani.

 

Il focus group

San Giacomo Bazar – La Kreuzberg triestina

Al focus group sulle comunità di San Giacomo hanno partecipato due associazioni (l’Associazione Italo-Romena “Danubio” e l’Associazione Culturale Giovanile Serba) nonché singoli individui di origini geografiche diverse. Dopo un primo circolo di domande sulla presentazione personale e di associazioni si è passati a discutere di opportunità e i problemi di Trieste in generale, e di San Giacomo in particolare. L’ampiezza è giustificata dal fatto che la maggioranza dei partecipanti, in realtà, non abitava nel rione, ma ne aveva soltanto un legame affettivo.

Sono stati identificati come successi del passato l’apertura di Area Science Park, ma anche la crescita del turismo, dovuta sia alla sistemazione architettonica della Città vecchia sia all’effettiva promozione turistica. Sulla questione del turismo sono emerse poi diverse criticità come quella del possibile snaturamento del centro cittadino, dell’aumento dell’affitto e dei prezzi nei negozi, criticità che già minacciano anche il quartiere di San Giacomo (sebbene non centrale) con lo svuotamento di interi condomini per destinarli a B&B e residence.

Qui si è scesi più sullo specifico, sulle opportunità che il quartiere di San Giacomo presenta, tanto per la sua storia quanto per il suo carattere multiculturale, per lo sviluppo del turismo. Il rione infatti viene immaginato in futuro come la parte della città più aperta alle altre culture, con negozi e ristoranti etnici. Riguardo alla presenza di varie comunità, si è parlato della necessità di organizzare degli “eventi di commistione” sia nella possibile forma di una festa di quartiere, sia come animazione più duratura del territorio attraverso una serie di tappe con focus tematici su varie culture, non soltanto quelle gastronomiche. In questo senso si è pensato di avviare anche colloqui con l’Associazione culturale cinese Nihao Panda. Si è infatti pensato di lavorare su un progetto sui contributi scientifici degli stranieri che hanno vissuto e lavorato a Trieste e di come questo progetto avrebbe potuto essere inserito nei bandi sulla divulgazione della scienza.

Inoltre, si è parlato del cicloturismo e di come questa forma di viaggio sempre più popolare, sia poco praticabile al momento a Trieste per l’assenza tanto di piste ciclabili quanto di alberghi o strutture di accoglienza che offrano possibilità di parcheggio custodito alle bici stesse. È stata segnalata anche l’assenza di stalli per le bici in quartiere come anche la sua esclusione dai programmi cittadini di bike-sharing.

Pensando poi alle criticità, sempre ragionando in termini generali, ne sono state individuate due fondamentali: i trasporti (nel senso del collegamento della città col mondo esterno) e il lavoro.

Sul lavoro si è discusso relativamente poco, oltre a constatare la presenza di ostacoli burocratici che affliggono le libere professioni, come anche le minime retribuzioni che per questo tipo di prestazione d’opera vengono pagate da enti locali e da organi dello Stato.

La questione dei trasporti e delle infrastrutture ha occupato più spazio nella discussione in quanto impatta direttamente sulla vita di tutti coloro che non sono nati a Trieste e che viaggiano per lavoro o per congiungersi con i propri familiari. Qui è stato rilevato che tanto la comunità serba quanto quella romena hanno messo in pratica forme di car-sharing informali e basate su conoscenze personali, mentre le vere difficoltà vengono affrontate da coloro che viaggiano usando rotte ufficiali tanto verso il Nord Europa quanto verso il Sud Italia.

Si è passati in rassegna poi, come conseguenza dei luoghi d’origine dei partecipanti, le principali linee di trasporti verso Trieste, elencando i binari ferroviari esistenti ma dismessi, tanto in città quanto verso la Slovenia e l’Austria, ma anche esprimendo preoccupazione sulla mancanza dei voli dall’aeroporto di Ronchi, come anche sul futuro dell’aeroporto di Ljubljana, dopo il fallimento di “Adria airways”. Si è constatato poi che le autorità competenti non dovrebbero più ragionare soltanto in termini di convenienza di determinate linee quanto in termini di benefici indotti per l’economiaE’ stato osservato che molte aziende se ne vanno via da Trieste proprio per la mancanza di collegamenti con il resto del mondo e che dunque, la questione dei trasporti ha un impatto anche sulla questione del lavoro, come pure su quella del turismo.

Si è parlato infine anche della congestione del traffico urbano e di quello che si è constatato come mancanza di consapevolezza da parte di molti triestini di questo problema, molto evidente invece per chi viene da fuori. Le soluzioni, emerse nell’ambito della discussione sulle migliori pratiche da portare a Trieste, vertevano soprattutto sulla riproposizione di soluzioni offerte nel Nord Europa con la forte tassazione dei veicoli e la grande offerta di trasporti pubblici, le chiusure temporanee del centro, un maggior senso civico.

L’esempio delle sagre di quartiere di Berlino è stato identificato come modello riproponibile a questa scala.

 

Il questionario

Il questionario sottoposto ai commercianti era composto da quattro sezioni:

– una sezione dedicata ai dati anagrafici (nome, indirizzo, tipologia, superficie, anno di apertura)

– una sezione dedicata all’andamento degli affari rispetto all’anno precedente (numero clienti, spesa media per cliente, ricavi complessivi)

– una sezione dedicata ai fattori che posso influenzare, in negativo o in positivo, gli affari, in cui ai rispondenti veniva chiesto di indicare con un valore da 1 (poco o per nulla influente) a 5 (molto influente) ogni fattore

– una sezione dedicata a possibili iniziative future che potrebbero essere intraprese dalle istituzioni locali o dagli attori presenti nel rione, in cui ai rispondenti veniva chiesto di indicare con un valore da 1 (poco o per nulla influente) a 5 (molto influente) ogni iniziativa

Al questionario hanno risposto 20 esercenti attivi nel rione. I dati raccolti saranno presentati in forma aggregata e in forma disaggregata per:

tipologia (alimentare/non alimentare)

area del rione (Campo San Giacomo, Via dell’Istria-Via di Ponziana, Via San Marco)

Stato degli affari
Quasi metà dei rispondenti dichiara che i ricavi sono diminuiti rispetto all’anno scorso. A incidere maggiormente sembra essere la diminuzione della spesa media per cliente. A soffrire maggiormente sono gli esercizi alimentari (bar, ristoranti, rivendite alimentari etc.) rispetto a quelli non alimentari, e i locali di Via San Marco e di Campo San Giacomo rispetto a quelli di Via dell’Istria.

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Fattori di influenza
Mentre il rapporto con la clientela (4,8) risulta il fattore nettamente più influente, pesano anche la qualità dell’offerta commerciale (4,3), tasse e tariffe (4,2), accessibilità/raggiungibilità del locale (4). La concorrenza all’interno del rione (2), la concorrenza dei centri commerciali (2,3), le attività di animazione nello spazio pubblico (2,5) e il coordinamento/cooperazione con gli altri commercianti (2,7) sono invece valutati come poco influenti.

Analizzando i dati per tipologie gli esercizi non alimentari soffrono maggiormente la concorrenza dei centri commerciali (2,9) rispetto alla concorrenza interna al rione (1,3) mentre la situazione si ribalta per gli esercizi alimentari (1,3 vs 3,3). A pesare particolarmente sono le incombenze burocratiche per gli esercizi non alimentari (4).

Analizzando i dati per aree del rione, si nota che la concorrenza dei centri commerciali è maggiormente sentita in Via dell’Istria (2,9) mentre la concorrenza all’interno del rione è più sentita in Campo San Giacomo (2,3). La concorrenzialità dei prezzi è particolarmente significativa per gli esercenti di Via dell’Istria (4) mentre il coordinamento tra commercianti è valutato come significativo in Campo San Giacomo (3).

Tra i commenti raccolti durante la somministrazione, spicca la contrazione generale della capacità d’acquisto della clientela, in particolare dei pensionati, il ruolo di Internet (dall’e-commerce all’uso dei social), l’influenza negativa dell'”effetto dentiera”, ovvero della presenza di locali sfitti che interrompono la continuità delle vetrine commerciali.

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Possibili iniziative future
Le iniziative che sono state proposte ai commercianti sono:
– Pedonalizzazioni, zone 30, maggiore accessibilità dell’area a piedi/in bici/con il trasporto pubblico
– Incentivi economici (es. buoni spesa) per il commercio di prossimità al dettaglio
– Incentivi tariffari per il recupero di spazi commerciali sfitti
– Promozione di una rete tra residenti e commercianti (social street)
– Promozione di una festa di quartiere
– Promozione di attività culturali (es. caffè delle lingue) negli spazi commerciali

La proposta considerata più significativa è quella dell’incentivo al consumo negli esercizi di prossimità (3,9) mentre quella considerata meno d’impatto è la promozione di una rete tra residenti e commercianti (3).

Andando ad analizzare i dati per tipologia commerciale i buoni spesa guadagnano ulteriore terreno tra gli esercizi non alimentari (4,5) mentre una festa di quartiere è più gettonata tra gli esercizi alimentari (3,4). Gli esercizi non alimentari scommetterebbero maggiormente sulla promozione di attività culturali nei negozi (3,5).

Andando ad analizzare i dati per area, in Via dell’Istria c’è maggiore ottimismo nei confronti dell’utilità degli strumenti proposti, in particolar modo per quanto riguarda gli incentivi alla mobilità dolce (4,4) e la promozione di una rete tra commercianti e residenti (4,1). In Campo San Giacomo l’unico valore sopra la media complessiva è relativo alla festa di quartiere (3,4) mentre in Via San Marco riguarda gli incentivi alla mobilità dolce (3,5).

Tra i commenti raccolti a margine delle interviste è stata evidenziata la miopia del Comune, che pensa all’offerta commerciale del centro tralasciando i rioni. Inoltre, è emersa la sfiducia dei commercianti nella capacità dei loro colleghi di fare rete. Qualcuno ha suggerito di partire dalle scuole, per promuovere la conoscenza delle tradizioni e delle storie legate all’artigianato e al piccolo commercio. Altri hanno rilanciato la proposta di coniugare le attività economiche con il diritto al riposo proponendo l’obbligatorietà delle chiusure festive, anche per ridurre la concorrenza dei grandi centri commerciali.

Da Via San Marco è emersa anche una certa sofferenza nei confronti del centro del rione (Campo San Giacomo) che rivela l’esistenza di dinamiche centro-periferia all’interno del quartiere stesso.

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La mappatura

Il gruppo che si è occupato della mappatura e dell’esplorazione fotografica si è composto di vecchi e nuovi partecipanti di TS4 trieste secolo quarto, che per la maggior parte avevano già aderito alla prima seduta.

Per la raccolta del materiale si è scelta la tecnica della mappatura collettiva: da un lato quella dei luoghi fisici che concretamente si legano alle linee trattate precedentemente, dall’altro emozionale, considerando le impressioni e sentimenti soggettivi di ognun* che scaturivano nel percorso.

Questo metodo, utilizzato nei processi di progettazione partecipata, ha il vantaggio di offrire uno spettro più ampio del contesto che si vuole ricostruire e riprodurre; mentre si attraversa lo spazio e ci si lascia interpellare dai luoghi che si presentano, essi vengono individuati sulla mappa e trovano nell’immediato una localizzazione nella dimensione globale del quartiere. Su un altro piano si valorizzano i diversi punti di vista di coloro che partecipano, ricercando la complessità che effettivamente deriva dall’osservazione dell’ambiente urbano. L’idea è di non determinare una verità o conclusione rigida, ma privilegiare invece la costruzione di un senso diffuso e variegato che scaturisce dal confronto, contemporaneo al movimento, rispetto all’ambiente con cui ci si misura così come alle opinioni altrui.

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Di seguito gli spazi principali che sono stati toccati nel corso della passeggiata:

1. Auser
Prima tappa del percorso, su proposta di uno dei partecipanti.

La maggior parte di noi non conosceva questo luogo e le attività che vengono svolte al suo interno, quindi la reazione generale è stata per lo più di sorpresa. In particolare, ci ha colpito il grande spazio all’aperto, coperto da una grande volta che lo ripara, che s’intravedeva dal cancello purtroppo chiuso in quell’orario. Vi è stata una reazione molto positiva nell’apprendere che la persona che lo gestisce, in occasione di una passeggiata organizzata da Campo Libero, si è rivelata disponibile ad offrire lo spazio per attività diverse da quelle svolte normalmente (dedicate agli anziani), nel caso vi fossero proposte che contribuiscano ad animare la vita sociale del quartiere.

 

 

2. Giardini Basevi
Entrando nei Giardini, confine “naturale” del quartiere, ci siamo resi conto sin da subito che in quell’ora del pomeriggio non era molto frequentato. Tra coloro che risiedono a San Giacomo e ha avuto modo di osservare chi vi entra e esce, si è ammesso di aver visto principalmente persone che portano a passeggiare i cani o che lo usano come corridoio verde per attraversare la pendenza che separa il quartiere dai rioni di San Vito e Città Vecchia.

La morfologia del parco, costituita da salite e discese, non aiuta ad immaginare potenziali attività diverse dal suo uso transitorio, anche se vi sono degli aspetti positivi che si potrebbero valorizzare a prescindere. In primo luogo, la sua pendenza offre una vista panoramica unica sulla città e in particolare sul colle di San Giusto e il suo Castello, che potrebbero essere un buono stimolo per porre dei binocoli o pannelli descrittivi sulla visuale di chiese ed edifici che si ha da lì. Un secondo aspetto è che i confini del giardino toccano il Liceo Oberdan, una sala prove per musicisti e l’Osservatorio Astronomico, realtà che potrebbero in qualche modo legarsi positivamente alla presenza di questa area verde.

Sebbene sia abbastanza pulito e mantenuto con cura e apra molto presto la mattina, un ultimo aspetto negativo è riconducibile alla mobilità, limitata dalle molte scale che ne impediscono una accessibilità totale.

 

3. Bagni pubblici
Nelle adiacenze del Giardino Basevi ci siamo soffermati all’entrata dei Bagni Comunali Diurni di Via Veronese. Tra i/le presenti soltanto uno di noi vi era entrato in un’occasione e ci ha raccontato di come il basso costo per usufruire delle docce permette a persone indigenti di accedere al servizio. La mancanza di ulteriori informazioni sui bagni di vapore, altri possibili servizi, persone che lo frequentano, ha lasciato un interesse generale per avere più dettagli su questa struttura pubblica comunale. Di certo ha colpito tutt* l’orario ridotto di apertura, limitato a tre giorni alla settimana.

 

4. Confine San Vito – San Giacomo
In Via Vespucci, scelta dal gruppo per tornare nel cuore del quartiere, vi è stato un momento di attenzione collettiva, unisona, verso il cambio quasi netto dell’ambiente che ci circondava. Esattamente a metà della strada, poco prima della palestra e del Ricreatorio, gli edifici sulla destra presentavano l’aspetto delle case signorili riconducibili al quartiere di San Vito, mentre allungando di poco la vista, verso le case più giù e dall’altro lato della Via San Marco, ecco edifici di costruzione più recente in uno stile architettonico popolare.

Come riscontrato in una prima esplorazione, nella quale abbiamo chiesto ad alcuni abitati di segnare la loro percezione dei confini del quartiere, non è immediato definirne i contorni. Per quanto alle volte vi siano degli elementi di stacco evidenti come l’architettura dei palazzi, la consapevolezza di essere in una zona liminale ha portato la riflessione del gruppo anche sugli usi degli spazi, su quanto siano fondamentali nel determinare un senso di appartenenza ad una realtà di vita di quartiere, includendo quindi l’aspetto soggettivo delle persone che attraversano questi luoghi e che li frequentano nel loro quotidiano. Grazie al contributo di uno dei partecipanti, che conosceva molto bene la storia di San Giacomo, è stata aggiunta anche la variabile temporale: il tempo di fatto ridisegna i confini, specialmente in contesti come questo, ricchi di storia, cambiando come si diceva le percezioni spaziali, i contenuti espressi, gli usi.

 

5. Case Lloyd più passaggio verde e casetta ferrovia
Il cambio di atmosfera che si percepisce addentrandosi tra le casette con giardino una volta destinate ai lavoratori del Lloyd, è molto forte. In generale è stato apprezzato il fatto che fosse una zona pedonale, silenziosa, lontana dal traffico delle strade vicine, sebbene vi fossero diverse macchine posteggiate nei pressi delle case. Anche noi abbiamo abbassato il volume della voce e osservato avidamente il verde urbano, anche se privato che ci circondava.

Nello sbocco della strada tra questa zona residenziale ed una via transitata dal traffico, è saltato all’occhio un passaggio sotterraneo che attraversa la ferrovia. Ci siamo avventurati al suo interno e ci si è svelato il giardino di una casa; alle volte con uno sguardo più attento ci siamo accort* come si celino angoli nascosti, che differiscono dal resto dell’ambiente e che, in casi come questo, riservano la sorpresa di un’area verde inaspettata.

 

 

6. Villa in ristrutturazione
Alla fine di Via San Marco, quasi prima del ponte della ferrovia, si staglia una grande villa completamente dismessa, in questo momento in fase di ristrutturazione. L’edificio, nonostante le condizioni di abbandono, ha stimolato la fantasia del gruppo, forse anche in virtù delle sue dimensioni e dell’apparenza contrastante rispetto agli altri edifici adiacenti. Ci ha sorpreso il cartello dei lavori in corso posto all’esterno, che ne indica una futura destinazione d’uso in quanto autorimessa, innescando una riflessione su come può cambiare immagine un quartiere e su quali nuovi utilizzi si possono dare in riferimento a spazi abbandonati da tempo come questo.

 

7. Museo Brovedani
Oltre una sbarra mobile, defilato dalla via principale, si staglia un grande murales colorato che cattura l’attenzione generale. Una targa all’entrata ci indica che l’edificio è la sede della Casa Museo di Osiride Brovedani e ammettiamo che, per la maggior parte di noi, è una novità. Con interesse cerchiamo altre informazioni sia sul pannello che dà sulla Via San Marco, sia su internet: il museo fa parte dell’Associazione Nazionale Piccoli Musei e ha orari di apertura al pubblico molto limitati. Ci rendiamo conto di come ci sia un’offerta culturale nel quartiere che, seppur necessiti di maggiore visibilità, è comunque alla portata di tutt* e forse alle volte è necessario anche un po’ di interesse e ricerca personale per scoprire realtà come questa.

 

8. Via San Marco e accesso al Campo
Risalendo Via San Marco per raggiungere il Campo, percorriamo il marciapiede soffermandoci su alcune considerazioni generali: il traffico è più fitto su questa strada e la velocità delle macchine supera spesso i limiti stabiliti, inoltre, vi è uno stato di incuria in alcune parti, che si manifesta con spazzatura e la negligenza dei padroni dei cani. Riguardo agli immobili, notiamo che vi sono molti locali commerciali chiusi e case abbandonate o in fase di ristrutturazione, un peccato per la vita di quartiere in questa zona specifica di San Giacomo.

 

9. Campo San Giacomo
Tra tutt* i/le partecipanti siamo stati concordi nel definire questo luogo con una forte connotazione simbolica. Il Campo è dove si svolge una parte importante della vita sociale pubblica del rione, oltre a rappresentarne fisicamente il centro e snodo in tutte le direzioni. Oltre a citare alcune delle principali attività che vi si svolgono, abbiamo notato come in ogni caso la piazza abbia diverse aree
 in cui persone, a loro volta diverse, si riuniscono e utilizzano in modo eterogeneo lo spazio, anche in base al momento della giornata o della settimana. Di certo questo luogo, come era stato detto anche nel corso del primo incontro a San Giacomo, è uno scenario urbano “naturale”, sopraelevato, areato e luminoso, fruibile in modi ancora inesplorati, come ad esempio attraverso installazioni artistiche.

 

10. Skate Park
Lo Skate park è stata una tappa molto gradita, che ha provocato reazioni positive tra i/le presenti: è stato descritto come un luogo molto bello di aggregazione, ampio, circondato dal verde e mantenuto con attenzione e cura. Dall’incontro fortuito con un ragazzo che lo frequenta assiduamente, abbiamo scoperto che sono gli stessi skaters, componenti dell’Associazione “Wheel Be Fun”, che si occupano del mantenimento dello spazio. Ci hanno raccontato di come abbiano richiesto al Comune, in più occasioni, le chiavi di un magazzino per poter avere uno spazio coperto e che nonostante le promesse, non hanno ancora riscontrato nessuna azione concreta.

 

11. Vaticano
Il Vaticano, grande complesso di case popolari, si è rivelato l’occasione per ricordare un evento che ha coinvolto in prima persona uno dei partecipanti: il gruppo infatti, si è imbattuto nel disegno di un Sole nel cortile interno agli appartamenti che è stato il risultato di un’azione dell’Accademia della Follia negli anni passati.

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